In quanti modi si può partorire?

Lo sai che ci sono diversi tipi di parto per far venire al mondo una nuova vita?

Meglio conoscerli tutti ed arrivare preparate al gran giorno per andare incontro più serenamente ad un momento importante e non privo di imprevisti!

Tipi di Parto eutocico

parto naturale

Tutti lo conosciamo come parto naturale, anche se sarebbe più opportuno chiamarlo parto vaginale. Il suo nome tecnico è parto eutocico, quello che avviene spontaneamente senza che vi sia l’ausilio di strumenti né che venga indotto il travaglio tramite ossitocina. Il parto eutocico si svolge in quattro fasi:

  • preparatoria: cominciano le contrazioni irregolari. Questa fase può durare anche molte ore ed è quella in cui vi è l’espulsione del tappo mucoso che dà avvio al travaglio vero e proprio;
  • dilatante: corrisponde al travaglio, con contrazioni ogni 3-4 minuti, forti e della durata di 30-40 secondi;
  • espulsiva: comincia la dilatazione della cervice uterina completa ed è quella durante la quale avviene l’espulsione del bambino;
  • secondamento: l’espulsione della placenta entro un’ora dal parto. Se ciò non avviene bisogna provvedere in modo chirurgico asportandola sotto anestesia generale.

Parto eutocico con episiotomia

Questa tipologia specifica di parto eutocico non è consigliata dall’OMS se non in casi specifici in cui c’è una oggettiva difficoltà di espulsione o se il travaglio si protrae eccessivamente.

Il medico pratica l’episiotomia, ossia una piccola incisione del perineo per agevolare l’espulsione del feto. Non è priva di effetti collaterali, e può prolungare il tempo necessario per il recupero post-parto. Per questi motivi dovrebbe essere utilizzata solo quando effettivamente necessario, anche se spesso non è così e la sua diffusione è più alta delle reali necessità.

 
 
 

 

Tipi di parto distocico

Parto podalico, cosa succede quando il bimbo non è nella posizione giusta

Idealmente, in prossimità del parto il bambino si rivolge posteriormente (verso il dorso della donna), con faccia e corpo girati su un lato e collo flesso: si tratta della cosiddetta posizione cefalica, ideale per un parto naturale. Se questo posizionamento non avviene e insorgono complicazioni si parla di parto distocico, che richiede un intervento medico.

Per diversi motivi (presentazione del bambino o complicazioni materne) diventa quindi necessario intervenire con specifiche manovre di riposizionamento fetale, attraverso il forcipe o la ventosa (intervento operativo) oppure con taglio cesareo (intervento chirurgico).

Il forcipe oggi in realtà è quasi in disuso: era un attrezzo che si “agganciava” alla testa del bambino, agevolandone l’estrazione, potenziando la spinta della madre. Più usata è la ventosa: una coppetta in silicone o in plastica che aderisce alla testa del bimbo esercitando trazione e aspirazione.

Si può rendere necessario un parto distocico quando il feto è in condizioni di malposizionamento come in posizione podalica: il feto è rivolto verso il canale del parto con le natiche o con i piedi. Le complicanze in questo tipo di parto sono meno frequenti se la presentazione podalica viene individuata prima del travaglio, come avviene nella maggior parte dei casi.

 

 

Tipi di parto cesareo

parto naturale dopo cesareo

Questo intervento chirurgico consiste nel praticare un’incisione nella parete sia dell’addome sia dell’utero materno. Si procede in questo modo soprattutto quando il parto vaginale non è possibile, per diverse ragioni:

  • problemi fetali: sofferenza fetale, presentazione podalica, feto troppo grande per le dimensioni del bacino materno, prolasso del cordone ombelicale;
  • problemi materni: tagli cesarei precedenti, gestosi, diabete gestazionale.

Anche nel caso in cui la gravidanza è gemellare si ricorre quasi sempre al parto cesareo. Sono due le tipologie di taglio cesareo: elettivo e d’urgenza.

Parto cesareo elettivo

Viene programmato intorno alla 38^ settimana di gestazione se ci sono problematiche di mamma o feto che vengono attentamente valutate dal medico. Il parto cesareo può essere anche una scelta della madre, che va ponderata attentamente.

A differenza del parto spontaneo, la mamma non va incontro alle contrazioni del travaglio poiché la nascita avviene tramite intervento chirurgico che si svolge in anestesia. Non è tuttavia un intervento privo di rischi, e per questo motivo la scelta deve essere valutata attentamente dalla donna e dal medico curante.

Parto cesareo d’urgenza

Si effettua quando la donna ha già le contrazioni, ma durante il travaglio insorge una complicazione tale da rendere impossibile la prosecuzione per via naturale.

 

Parto in acqua, un nuovo modo di partorire

Tra i benefici del parto in acqua per la mamma c’è il fatto che l’immersione agevola la libertà di movimento. Il bacino infatti è più mobile e ciò può favorire la correzione di eventuali malposizioni fetali e facilitare la discesa del feto nel canale del parto. Ulteriori vantaggi del parto in acqua riguardano il fatto che l’immersione garantisce alla donna maggiore intimità, riduce le inibizioni e le paure e protegge dalle interferenze esterne.

L’acqua ha anche importanti effetti emodinamici: il galleggiamento sostiene il peso della donna riducendo l’opposizione alla gravità, diminuisce la pressione addominale sulla vena cava e sull’aorta migliorando la circolazione feto-placentare. L’immersione del corpo in acqua favorisce inoltre l’aumento di un ormone secreto dalle cellule cardiache atriali, l’ormone natriuretico, che aiuta a eliminare il sodio attraverso i reni (effetto natriureticoe aumenta la diuresi, con conseguente abbassamento della pressione arteriosa.
Tutti i benefici del parto in acqua per la madre producono vantaggi ed effetti positivi anche sul bambino. Infatti:

  • la circolazione fetale migliora in acqua; 
  • nascere in acqua rappresenta un passaggio più graduale dalla vita intrauterina a quella extrauterina;
  • i primi sforzi respiratori sono facilitati dall’umidità dell’ambiente acquatico;
  • l’acqua calda aiuta a mantenere la temperatura del neonato e a prevenire l’ipotermia.